La compagnia Dewey Dell è stata ospitata a Seoul dal 2 al 10 settembre 2024 per realizzare un workshop con restituzione pubblica, sulle tematiche de Le Sacre du Printemps, nel contesto del SIDance Festival.
“Abbiamo avuto l’occasione di soggiornare dieci giorni a Seoul, in Corea del Sud, per presentare lo spettacolo Le Sacre du Printemps presso Seoul International dance Festival e qualche giorno dopo la performance “I’ll do, I’ll do, I’ll do” presso Gunsan International dance Festival a Gunsan, una città a circa tre ore di viaggio da Seoul. L’incontro con la città metropolitana è stato coinvolgente sin dal primo istante e il rapporto con il festival di Seoul è stato amichevole e di grande professionalità. Durante la giornata di riposo e di montaggio alcuni di noi hanno fatto amicizia con un gruppo di breaker direttamente dalla strada che poi sono venuti a vedere lo spettacolo iniziando un ricco scambio culturale soprattutto musicale. È stato interessante anche ascoltare i commenti di alcuni esperti di musica classica, venuti a vedere lo spettacolo attratti soprattutto dalle musiche di Igor Stravinsky. Hanno trovato lo spettacolo diverso da qualsiasi altra interpretazione precedente e hanno apprezzato molto il sincronismo musicale, il rispetto per la dinamica dell’opera attraverso gli avvenimenti in scena. Completamente diverso era il contesto e il pubblico di Gunsan. Il teatro era una sala che si trovava in un ex magazzino molto grande e fatiscente, dunque non un teatro convenzionale. Il pubblico era molto vario e anche in questo contesto è stato bello scambiare qualche parola (difficile perché l’inglese non è conosciuto se non tra i giovani) con alcune persone in platea. Quello che abbiamo portato, soprattutto nel contesto di Gunsan, era davvero fuori da qualsiasi concezione locale di danza sperimentale contemporanea e siamo stati molto sorpresi di aver ricevuto commenti di interesse e apprezzamento. Per noi in quella occasione è stato culturalmente importante e interessante guardare spettacoli di altr* coreograf* e artist* provenienti da paesi che in Europa non sono programmati di frequente, come Vietnam, Laos, Cina, Korea. Questi lavori hanno sollevato dei pensieri in noi e delle domande circa quello che significa trovarsi veramente in un contesto culturale diverso. Non è scontato considerando la monopolizzazione occidentale massiva che abbiamo trovato in altre occasioni di scambio come negli Stati Uniti o Australia. Il gap culturale, soprattutto a Gunsan, era reale e il rischio di una distanza incolmabile e assenza di interesse era una possibilità concreta. Siamo stati sorpresi ancora una volta da come il linguaggio del movimento riesca a tessere relazioni al di là e nonostante le differenze.”