Dal 16 luglio al 10 agosto 2024, Simone Donati ho condotto un percorso coreografico presso l’Attakkalari Centre for Movement Arts di Bangalore, grazie alla collaborazione tra Marche Teatro, Attakkalari e il sostegno di Crossing The Sea. Questo progetto ha offerto un ricco scambio multiculturale di pratiche artistiche e ha segnato un momento di crescita condivisa per i partecipanti.

Durante la settimana, ho lavorato con gli studenti in fase di diploma, dividendo il tempo tra studio e ricerca coreografica. Nei weekend, ho avuto il piacere di guidare laboratori aperti alla comunità, chiamati “Monsoon Classes”, che hanno arricchito ulteriormente l’esperienza. La generosità e l’accoglienza del direttore Jayachandran Palazhy, del team e degli studenti hanno creato un ambiente di lavoro straordinario.

Il processo creativo con i 13 studenti è stato graduale e collaborativo, affrontato da loro con passione e dedizione. Oltre alla danza contemporanea, gli studenti portavano con sé una forte conoscenza delle tecniche tradizionali indiane, come il Bharatanatyan e il Kalari. È stato stimolante conoscere questi linguaggi e attingere alle loro radici per arricchire la mia ricerca coreografica.

 

La coreografia sviluppata si intitola JAD.

In JAD (parola hindi che significa radice), un gruppo di danzatori tesse un intricato arazzo di movimento che scava nelle radici stesse dell’esperienza umana. Questo pezzo di danza contemporanea esplora la natura sfaccettata delle tradizioni familiari, sondando sia la fermezza che la fluidità, il convenzionale e il soggettivo. Attraverso un processo collaborativo e guidato, i danzatori hanno portato alla luce ricordi personali, legami condivisi e un ricco intreccio di emozioni legate al loro passato e al loro presente. Non sono mancati momenti di scrittura da parte degli studenti che hanno portato alla stesura di un testo complesso che è stato utilizzato come fonte di ispirazione e mappa coreografica. Alcuni momenti di tempo libero alla scoperta di musei, templi e luoghi sociali della città di Bangalore hanno arricchito la mia ricerca.

JAD viaggia attraverso il terreno universale dell’infanzia, una fase che accomuna tutti nonostante le diverse esperienze. I danzatori incarnano le impronte dei rituali familiari e la profonda influenza di questi primi ricordi sul nostro comportamento, sulla visione del mondo e sulle scelte di vita.

L’assenza diventa un motivo centrale in tutto lo spettacolo, riflettendo i vuoti lasciati da persone, luoghi, routine e tradizioni. L’assenza, che sia dovuta alla perdita o al cambiamento, modella la nostra esistenza in modi profondi. La coreografia, nata da un’intima esplorazione di gruppo, esplora l’essenza di queste assenze e la resilienza che richiedono.

Attraverso una l’espressione fisica, JAD invita il pubblico a riflettere sulle proprie radici, a riconoscere i fili invisibili della tradizione e della memoria che influenzano le loro vite e a trovare conforto nell’esperienza condivisa di perdita e crescita. JAD è un’esplorazione suggestiva di ciò che significa essere radicati, ma in continua evoluzione.

 

Lo spettacolo si è concluso con una performance il 9 agosto, durante l’evento di chiusura dell’anno accademico. Questa esperienza è stata per me un’opportunità incredibilmente arricchente, un incontro con una cultura vivace e profondamente radicata. Ho vissuto uno degli scambi culturali più significativi e stimolanti della mia carriera fino ad ora.