Sono Angelo Pedroni. Uno dei cuori di CollettivO CIneticO.
La squadra della missione tunisina era composta da:
Me.
Teodora Grano, perfomer/artista poliedrica e, per nostra fortuna, mezza poliglotta.
Andrea Amaducci, performer e artista visivo. Una delle prime colonne portanti della compagnia.
Non avevamo aspettative dalla Tunisia, nel senso che eravamo letteralmente pronti a tutto. Giusto il gusto dell’ignoto, la certezza di un incontro con qualcosa di sufficientemente lontano, il piacere del nostro lavoro e la speranza di incontrare una certa passione nella forma di esseri umani.
Abbiamo viaggiato di giovedì mattina (nel senso delle 6:00). L’organizzazione è stata perfetta.
Siamo arrivati stanchi, ma pronti. Al nostro arrivo Mey, la nostra referente sul campo, mi ha scortato all’albergo e fornito le informazioni per tutti. I miei compari sono andati con un altro mezzo (uno che ci ha messo meno ad arrivare). Mey sarebbe diventata nei giorni successivi la mia fonte primaria d’informazioni. Mey parlava anche inglese.
Per la maggior parte la lingua internazionale parlata è il francese. Come mi hanno spiegato in seguito i tecnici del teatro la popolazione di Tunisi si divide in 2 grosse generazioni linguistiche.
Tutti sono bilingue arabo/francesi. In più, i giovani parlano anche inglese, i meno giovani un po’ d’Italiano (grazie Rai1, in generale hanno imparato dalla televisione italiana che era l’unica disponibile quando erano bambini).
Il festival che ci ospitava era il Festival des Premiéres Chorégraphiqes di Tunisi. Il nostro albergo si trovava a circa una 30ina di minuti da entrambe le location principali di spettacolo. Abbiamo ricevuto accrediti per tutti gli spettacoli e già dal primo giorno siamo riusciti a entrare in contatto con la realtà artistica ospitante.
La nostra reale capacità di orientamento nella città era scarsa (nonostante indicazioni e mappe), ma ci siamo lasciati trasportare dai desideri senza percepire scomode sensazioni di pericolo.
L’esperienza di Tunisi è stata principalmente uditiva e olfattiva. Una specie di super mediterraneo maggiorato. L’assenza di immagini religiose, il caos generalizzato che diventa una cortina fumogena del dettaglio, il multilinguismo urlato, i richiami dei muezzin e la conseguente paralisi dei religiosi. Era una città dove era difficile passeggiare senza venire trascinati (con la possibilità di farsi letteralmente trascinare all’interno della Medina dai venditori di profumi).
Il nostro programma è stato:
Giovedì 9 febbraio – arrivo in mattinata e visione degli spazi e degli spettacoli del festival
Venerdì 10 – premontaggio e visione degli spettacoli del festival
Sabato 11 – spettacolo in serale e visione degli spettacoli del festival
Domenica 12 – workshop mattutino con un gruppo di danzatori tunisini e visione degli spettacoli del festival
Lunedì 13 – partenza la mattina
Abbiamo presentato uno spettacolo dei primordi della compagnia. Un supertite, in repertorio senza sosta dal 2009. Un lavoro di quelli di cui ti fidi per forza e con cui poter entrare in dialogo immediato.
O+<
Scritture Viziose sull’Inarrestabilità del Tempo
Al tempo il CollettivO stava producendo solo titoli grafici impronunciabili (vedi “XD” “::D” “I x I” ecc…). Il lavoro consiste in un dialogo tra unə danzatricə (in questo caso Teodora) e Andrea.
L’azione si svolge su una superficie bianca di 2x6 mt. Teodora si muove al suo interno mentre Andrea apre e chiude gli occhi velocemente, raccoglie un frame d’immagine e la traduce immediatamente sul pannello con un pennarello indelebile. Si crea in questo modo un pattern sul bianco che diventa pian piano rumore grafico mentre tra i due continua questo rapporto di feedback dialogico.
È una piece pensata specificatamente per spazi off, anche urbani, mai teatrali. Dialoga particolarmente bene con gallerie d’arte o luoghi connotati da una storia molto evidente.
A Tunisi lo avremmo presentato per la prima volta in un teatro, su di un palco.
Con l’organizzazione si è svolto tutto in modo piuttosto morbido, con la certezza di trovare soluzioni sul campo che di norma è sinonimo di potenziali problemi.
In realtà ho riscontrato una sensibilità e una professionalità rari da parte di uno staff teatrale con la disposizione a trovare soluzioni con il bene della messa in scena al primo posto. Abbiamo insistito per avere il pubblico seduto sul palco 360° intorno al pannello. Non abbiamo trovato resistenze anche se i feedback successivi ci hanno confermato che lo spazio non era mai stato usato in questo modo. L’elasticità di realizzare degli allestimenti al meglio della possibilità
eludendo la necessità di aderire a degli standard prestabiliti è una delle ricchezze tecnico/organizzative che è raro riscontrare, soprattuto nella povertà di mezzi. Sono rimasto estremamente soddisfatto e devo ringraziare lo staff tecnico/organizzativo sia del Teatro El Hambra che del Festival. Lo spettacolo si è svolto senza particolari complicazioni con un pubblico attento e generoso di feedback nonostante la mia limitazione alla lingua inglese.
Durante il montaggio e le diverse serate di spettacolo del festival siamo riusciti a venire in contatto con diversi artisti internazionali, ma la schedule fitta di impegni e la mancanza di attività condivise al di fuori della visione degli spettacoli non ha permesso uno scambio di contatti proficuo a riguardo.
La domenica mattina abbiamo realizzato un workshop di movimento per professionisti e non all’interno del Théatre Le 4ème art (il secondo spazio del festival). A tenerlo eravamo io e Teodora.
Dall’organizzazione ci avevano preavvertito di avere avuto una scarsa adesione e la tempistica (domenica mattina alle 09:00) non sembrava troppo invitante.
Ci siamo trovati un piccolo gruppo di 7 danzatricə in erba, quindi anche sopra le aspettative.
Erano tutti locali tra cui una ragazza adolescente italiana figlia di diplomatici. Il workshop era stato comunicato come “in lingua inglese”, ma è stato necessario poter tradurre diverse parti in francese. Non eravamo stati preparati a sufficienza a riguardo e siamo stati fortunati che Teodora conosce la lingua. Il gruppo era energico, ben motivato e ha espresso chiaramente la necessità di moltiplicare gli incontri con realtà straniere. Erano abituati a incontri di formazione dal gusto
internazionale, ma la spinta si è spenta post Covid nel 2021.
La mattina successiva siamo ripartiti.
L’organizzazione è sempre stata attenta e precisa, ma sarebbe stato necessario spendere più tempo con gli artisti locali in attività condivise. Erano incentivati sia la visione reciproca di spettacoli che gli incontri casuali in serata, ma siamo ripartiti con la sensazione di avere avuto appena un assaggio sia delle problematiche che delle potenzialità di un luogo geograficamente così vicino.
La nostra permanenza non ha potuto generare un incontro dal vivo con l’istituto italiano di cultura locale. Purtroppo le tempistiche sono state estremamente sfortunate e un cambio di direttore era in procinto subito dopo la nostra ripartenza. Ci piacerebbe tornare, ma la condizione economica del paese e gli scarsi investimenti nel settore culturale rendono complicate le loro effettive possibilità di ospitalità. Continueremo a lavorare in questa direzione nella speranza che possa divenire un ponte per un’esplorazione e un dialogo più profondi.
Grazie Crossing the Sea per aver permesso questa primissima esplorazione e innescato il dialogo tra le nostre realtà.
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